mercoledì 9 aprile 2008

Silves


Silves. Isola di circa 3000 persone su un affluente del Rio Amazonas. Barche che scorrono, nuvole e riflessi di un sole potente sulle acque che si muovono. Il vento cerca di scompaginare il quaderno dove scrivo, portando sollievo e frammenti di ricordi.
Un anno di alberghi e pensioni, quest'anno lungo, che va da marzo dell'anno scorso a chissà quando.
Alberghi come sinonimi di movimento, di punti che congiungono i segmenti di questo mio moto di esplorazione. Partendo da Bologna, passando per la Toscana, arrivando in Francia del Nord per poi tornare a Bologna, e Milano, Parigi ed ora l'Amazzonia. Alberghi come contrari della stasi che ha bloccato il mio spirito per troppi anni. Venezia diventa quindi la laguna, la città di acqua ferma che simboleggia il mio agitarsi inquieto. Arenarsi in uno spazio, cercando di bloccare il tempo, come se si potesse collocare tutto al sicuro in bolle di vetro da guardare seduti su un divano, magari in posizione di estremo relax storditi da qualche spezia odorosa ed una bottiglia di nero oblio. E con il tempo bloccarsi per non affrontare le decisioni, le piccole battaglie di ogni giorno, le sconfitte, ma anche i piaceri dei nuovi sensi che si possono costruire con il confronto.
Eslporare nuovi territori è così un modo per conoscere nuovi spazi emotivi del proprio mondo interiore. Il pianeta che ci ospita diventa uno specchio in cui lasciarsi riformare. Perchè non esiste un luogo oggettivo, nemmeno nelle foto. La macchina si lascia modificare dalla luce, dalle angolazioni, ma soprattutto da chi la usa. Così i luoghi che incontriamo. Come sto qui, adesso, dipende da come sono ora, da cosa il mio corpo emana e la mia mente codifica in pensiero. E Silves o l'Amazzonia intera dipendono anh'essi dalle mie emozioni, dal mio desiderio di vivere o di lasciarmi vivere.
Sottili legami, fili leggerissimi tessuti tra il nostro cuore ed il mondo. Decidere di vivere comporta le sue responsabilità, non solo quella di conoscere, ma anche di rispettare. Perchè lasciandosi vivere si può sfilare il mondo come su un rullo scorrevole, come un automa del lunedì mattina, indifferenti. Il rispetto invece esige l'azione, perchè anche i mondi che ci ospitano non si lascino vivere addosso, come degli amanti scaduti, perchè il mondo sia nostro complice e alleato, un amante pieno di fascino ed intrigo, con cui lottare come si fa l'amore, ossia giocando.

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