mercoledì 27 febbraio 2008

Finalmente....


Dopo più di un mese e mezzo mi sono finalmente deciso di intraprendere la creaziond in un blog, un po' per non dover scrivere mille mail, un po' per fissare meglio tutte le idee e informazioni che mi girano nella testa, un po' per farvi sapere cosa mi sta succedendo e cosa succede in questo angolo di mondo, che quasi nessuno conosce, un po' per farvi vedere le foto che faccio e che con fatiche comparabili alla costruzione di una piramide tramite criceti, riesco ad allegare, un po' perchè mi piace scrivere e mi sembra il momento giusto per mettermi alla prova...non ho più scuse qui!

E' molto difficile trovare un punto da cui partire, un ancoraggio vagamente stabile da cui fa partire questo viaggio metaforico, questo viaggio che è anche reale, un movimento fisico e mentale attraverso una terra straniera non solo per me, europeo, ma anche per gli americani stessi. E si badi bene che per americani intendo tutti gli abitanti di questo continente, dai Canadesi, agli Argentini, dai Salvadoregni ai Jamaicani, dalle persone di origine anglosassone e spagnola, a quelli che chiamiamo indios e quelli che ci ricordano che questo continente è stato il più grande laboratorio schiavistico della storia umana. Purtroppo, questa non è una cosa per niente scontata, anche se all'apprenza ci sembra ovvia. Noi, noi europei, siamo soliti chiamare americani solo gli abitanti degli Sati Uniti d'America, un errore che persino i politici e i giornalisti più seri commettono. Un errore che non è una semplice dimenticanza. Persino qui, in terra americana, i brasiliani si rivolgono ai loro vicini del Nord con il termine americani.
Un illustre pensatore e giornalista uruguayano di nome Eduardo Galeano scrisse nel 1970 il suo libro più famoso e dirompente: "
Las venas abiertas de América Latina" (Le vene aperte dell'America Latina), che consiglio a tutti di reperire e leggere, in cui descrisse, in modo appassionato, la storia della conquista e dello sfruttamento del continente americano da parte delle potenze europee e degli Statunitensi poi. Quello che emerge è la storia di un'immensa colonia, di una terra di saccheggio indiscriminato, prima da parte degli europei (Spagnoli, Portoghesi, Inglesi, Francesi ed Olandesi) ed infine da parte di americani stessi. E quest'ultimi, come sostiene Galeano, non si limitarano a rubare le cose che avevano depredato tutti gli altri: uomini, donne, pietre, alberi, fiumi e animali, ma commisero un ulteriore crimine, all'apparenza leggero, come può esserlo una parola, eppure profondo, come può esserlo il significato che una parola incopora. Quelli che noi e quasi tutto il mondo chiama americani, ossia gli Statunitensi, rubarono la stessa parola americano e se ne servirono, in modo tale che ormai quando la pronunciamo intendiamo solo loro, le circa 300 milioni di persone che la abitano.
Questo preambolo ha lo scopo, se non di fissare un inizio, almeno di chiarire che le parole molto spesso non chiariscono affatto le cose, e che a volte sono delle trappole, anche mortali. Ma queste ci sono date per comunicare e quindi cercherò di trovare quelle giuste per descrivere la mia permanenza in questa terra, che come avrete intuito è una terra con una pesante eredità, ma anche giovane, soprattutto se pensiamo alla vecchia Europa. E quest'ultima, a ben pensarci, non è certo una terra di pace ed amore. Se guardiamo a tutta la storia che abbiamo studiato nelle scuole dell'obbligo ci appare chiaro che Europa è un continente di guerre continue, in un cui la pace è stata solo la breve pausa tra la firma di un trattato e la rottura di un altro. Non ci sorprenda troppo allora, che da essa siano usciti tutti quei soldati ed avventurieri puzzolenti - l'uomo e la donna europea nutrivano un vero e proprio disprezzo per l'igiene corporale, come per il corpo in genere - e avidi che hanno creato e modellato la terra su cui ora stanno poggiando i miei piedi.