venerdì 25 aprile 2008

Le grand diable


Amazzonia nella mente di tutti richiama sempre alla deforestazione. Forse perchè è la foresta più grande del pianeta, forse perchè è da ormai molti anni sotto i riflettori, a differenza di altre aree boschive (Africa equatoriale e Sud-est asiatico).
Spesso si pensa che quest'immensità venga disboscata per la legna o, come capita di leggere in qualche rivista, dai piccoli agricoltori. Invece l'Amazzonia rischia di sparire per la carne. Solo il 3% della deforestazione è responsabilità dell'industria del legname, mentre il 60 % è colpa dell'allevamento di bovini! La foresta viene bruciata e tagliata per lasciare spazio ai pascoli che forniscono carne, che per l'80% è in gran parte destinata all'Europa (Italia compresa). In pratica, l'Amazzonia sta finendo nei nostri piatti, ce la stiamo letteralmente divorando!
Le nostre stalle non bastano più a sostenere le richieste di un mercato in forte espansione. Dopo la seconda guerra mondiale, il consumo di carne ha subito un'impennata. Quello che un tempo non poteva mai mancare nella tavola dei nobili o dei borghesi, che disdegnavano le verdure come cibo dei poveri (soffrendo tra l'altro della famosa gotta, un disturbo che porta alla paralisi o alla cancrena degli arti), ora è un diritto-dovere delle mensa di tutti. Nel 1961 il fabbisogno mondiale di carne era di 71 milioni di tonnellate, nel 2007 si stima sia arrivato a 284. Nel mondo in via di sviluppo è cresciuto del doppio, ed è raddoppiata in 20 anni. Si prevede che il consumo mondiale di carne raddoppierà nel 2050. Ma basta parlare con i propri genitori o con i propri nonni e constatare che la bistecca giornaliera (ma anche tutte quelle polpette, affettati, ragù, ecc.) 50 anni fa' erano fantascienza. Così ora, il 30% delle terre emerse non ricoperte dai ghiacci è adibito all'allevamento di circa 2 miliardi di bovini. Un'immensa mandria che inquina più di tutto il sistema mondiale dei trasporti (producendo un quinto dell'emissioni serra della Terra). Uno studio del 2007 fatto dall'Istituto nazionale di scienze dell'allevamento del Giappone ha stimato che per produrre un taglio di carne di manzo da un chilo, si consuma tanta energia quanto una vettura media europea che percorre 250 chilometri o come una lampadina di 100 watt accesa per 20 giorni di fila. Ed in più, sempre per questo chilo di carne, servono 9 chili di cereali, che verranno sottratti all'alimemtazione umana, per essere dati ad animali come le vacche il cui stomaco non è fatto per digerirli, ma che in compenso le farà diventare più grasse e più in svelta. Eventuali e probabili danni alla salute saranno poi curati a base di antibiotici, che finiranno nel nostro stomaco.
E tutto questo per non farci mai mancare la carne, il cui consumo giornaliero, è oltretutto dannoso per la salute, come hanno evidenziato varie ricerche scientifiche, la saggezza popolare (che i potenti snobbavano, per poi trovarsi grassi e paralitici) e le immagini della popolazione statunitense!
Ma poichè tutto è connesso, va anche detto che gli allevamenti di bestiame sono una delle cause della cacciata degli indios dalla loro terre d'origine, costretti a spostarsi altrove o in città, per fare posto ai latifondisti desiderosi di far pascolare le loro vacche.
La soluzione a tutto ciò non sarebbe complicata, anche se costringerebbe a qualche sacrificio, cosa che l'uomo post-moderno fa solo quando è minacciato di morte dal medico, ossia rinunciare alla carne (in tutte le sue forme e non come spesso mi capita di sentirmi chiedere, quando affermo di non mangiare carne: "con il prosciutto va bene?") qualche volta a settimana. In fondo, non esorto nessuno ad essere vegetariano. A differenza di molti carnivori che ho incontrato nella mia vita, che sono quasi fanatici della bistecca e che pensano che se non la mangi almeno 3 volte alla settima rischi di svenire e che mi trattano quasi come un demente, ho capito che il rispetto della abitudini altrui è importantissima, anche quando la si ritiene molto dannosa e che non si cambiano le idee di chi si ha vicino trattandolo come un ignorante.

(fonti:La Repubblica, 28 gennaio, 2008; www.wunimgfoundation.com/italiano/lifestyle/previsioni_del_tempo.htm)

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