giovedì 13 marzo 2008

La città e la foresta



1612475 abitanti ma c'è chi dice di più. Ogni giorno barche di legno colorato salgono il Rio Amazonas, portando in quella che un tempo era chiamata "cuore dell'Amazzonia" e "città della Foresta" decine di persone, ma c'è chi parla anche di centinaia. La gente arriva e vi si ferma, attratta dalla ricchezze che qui si producono, si accumulano e vanno via. Perchè qui non è il Terzo Mondo, o non lo è dappertutto.
Manaus è una delle città più ricche del Brasile, ed il Brasile è l'undicesima o decima potenza industriale del mondo. Solo che qua possono convivere a distanza di dieci metri i più grandi contrasti: le palafitte sui corsi d'acqua che s'innoltrano nella foresta, gli igarapé, e le villette con piscina protette dal filo spinato elettrificato; i centri commerciali con i prezzi che anche noi troveremmo assurdi ed un salario minimo di circa 150 euro al mese; la parola "sostenibile" sulla bocca di tutti i politici, gli scienziati e i ricercatori e l'immondizia sparsa ovunque, per terra, come fiori malati di questa nostra era; il più grande bacino idrografico del mondo e l'acqua che manca nelle case per più ore; gli indios scalzi che attraversano le strade del centro e le ragazze tirate con i vestiti alla moda che affollano la biblioteca dell'università dove vado. Ma più di tutto e qui più che altrove, il vero contrasto che si respira è la contraddizione maestra che si canta ormai da due secoli, da quando gli esseri umani sono sfuggiti in massa dalle campagne: la natura e la città, la foresta e la metropoli.
Stando qui si ha l'impressione di vivere in una qualsiasi città, di non essere in mezzo alla più grande foresta del mondo, se non per particolari, come la connessione internet instabile e lenta, o per i prezzi gonfiati dei prodotti alimentari e non solo, perchè devono essere importati da sud. Poi si prende una macchina o più spesso una barca, dato che le strade sono poche, e ci si scontra, affascinandosi e anche impaurendosi, con migliaia di alberi che svettano in tutte le forme e in tutte le varietà di verde su un terreno ondulato, su una terra rossa come la ruggine. Le strade che attraversano questo mondo sono fili d'asfalto, linee sbiadite che sottolineano la precarietà dell'essere umano, qui più evidente che altrove. Le buche, che obbligano a vistose sbandate, sono il frutto di questi alberi che vogliono riprendersi ciò che è loro.

Intanto il tempo scorre, le ore, i giorni, come le nuvole di questo cielo, che a volte mi sembra più grande di quello sotto cui ho sempre vissuto, come fosse uno specchio della terra sopra cui s'agita. Ed io mi sento come diviso, tra le luci, le macchine, le merci infinite e l'acqua lontana su cui si specchiano gli alberi ed una capanna di paglia...

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